ATTESE   CUCITE

 


 
 




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NOTA CRITICA ALL’OPERA DI LUSE (Luana Segato )




“ Attese Cucite”

Da un taglio irrompe l’infinito, ed è così che l’opera si mette in relazione con il tutto. E’ un taglio

che unisce, un divergere che associa nel fermo dinamismo, nella mobilissima immobilità del gesto

repentino meditato in un lampo davanti alla tela bianca, brulicante di possibilità. Ciò che si apre

nell’opera dell’artista Luse è propriamente ciò che è nascosto perché non veduto e l’apertura o

taglio aperto mette in comunicazione il visibile da ciò che non è, da ciò che è nascondimento. Il

taglio allora è svelamento del possibile sulle infinite possibilità del possibile. Tutto può divenire ed

essere colto nella possibilità. Il reale si connette con -l’infinito- che diviene allo stesso tempo il –

Vuoto-, perché l’infinito è anche indefinito e quindi vuoto di quel reale che lo guarda. Ma non si

può percorrere l’infinito e quindi il vuoto senza perdersi, allora la cucitura, il filo che ricongiunge il

reale al vuoto-infinito è quella dimensione emozionale di riprendere l’Anima dal suo volo

sull’indefinito, è il riappropriarsi della ragione oggettiva alla sua realtà. Nell’opera di Luse “ Attese

cucite” si percorre quello stato d’animo di cogliere l’infinità dalla stessa finitezza dello sguardo

ricercante, come fuga all’ultima dimensione sentita e desiderata di vedere. Ma questo correre e

percorrere emozionale ha in sé l’angoscia dello smarrimento. E’ la Ragione che squarciando la tela

del reale scopre e sente l’abisso dell’infinito e del vuoto e subitamente riannoda con il filo della sua

realtà quello squarcio aperto. Ma ormai la ferita all'incontaminata fedeltà a se stessa l’ha colpita e

da quel taglio ormai irrompe l’infinito o il vuoto, e spodestata dalla sua fedeltà a definire e

determinare tutto ciò che la coinvolge, si ritrae ricucendo, e sente leopardianamente che “”…per

poco Il cor non si spaura.”” Perché il taglio permette all’immaginazione di proiettarsi nell’infinito

che proprio perché è in-finito, ossia non finito è vuoto di ciò che è dimensione reale. L’infinito è

identità con il Vuoto ed entrambi sono da percorrere ed entrambi pieni di possibilità, del “possibile

come infinita possibilità”. Il vuoto è nascondimento di qualcosa, perché il vuoto è assenza di

qualcosa, chi guarda nel Vuoto vuol cercare ciò che egli desidera vedere o cercare. Ma essendo fuga

nell’indefinito deve ritornare alla sua dimensione naturale. Il conflitto fra Ragione e Sentimento è

proprio questo dualismo di apertura all’infinito o vuoto e ritorno alla dimensione primaria dello

stato finito. Nell’opera di Luse, il taglio si svela esso stesso come dimensione accentratrice,

determinazione di qualcosa, di quell’assenza appunto che non nega, ma introduce, ma allo stesso

tempo ha necessità di determinarsi e rimanere “legata” al proprio stato. Le “Attese cucite” sono la

reattività della Ragione di contenersi, di contenere quell’ansia romantica di apertura e

precorrimento di un infinito e vuoto da colmare. L’attesa cucita è immaginare temendo di perdersi,

ma l’atto immaginativo è già di per sé un uscire dal reale. Si apre il reale proprio in ogni taglio

aperto con l’immaginare, e ci si ricongiunge al reale stesso con ogni filo che ricongiunge reale ed

emozionale.

Dott. Valtero Curzi